Le parole sono fatte, prima che per essere dette, per essere capite: proprio per questo, diceva un filosofo, gli dei ci hanno dato una lingua e due orecchie.
Chi non si fa capire viola la libertà di parola dei suoi ascoltatori.
È un maleducato, se parla in privato e da privato.
È qualcosa di peggio se è un giornalista, un insegnante, un dipendente pubblico, un eletto dal popolo.
Chi è al servizio di un pubblico ha il dovere costituzionale di farsi capire. (Tullio De Mauro)
E’ da questa considerazione di Tullio De Mauro, linguista e filosofo del linguaggio, che nasce l’idea di questo sito.
“Prendere misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità, su base di eguaglianza con gli altri, l’accesso all’informazione e alla comunicazione” (art. 9 Convenzione ONU sui Diritti delle persone con persone con disabilità) è il solo modo che consenta ad una società equa di garantire la partecipazione di tutti i cittadini alla vita di comunità.
Rendere comprensibili le parole scritte è però un processo lungo e impegnativo.
L’intervento deve svilupparsi sul piano lessicale, sintattico e dell’organizzazione dei contenuti (E. Piemontese).
Le parole devono appartenere al linguaggio comune, le frasi devono essere il più possibile brevi, gli argomenti devono tenere in considerazione le conoscenze pregresse (quello che l’ipotetico lettore può già conoscere) ed eventualmente deve prevedere una esplicitazione dei contenuti.
Diversi studiosi hanno approfondito l’accessibilità del testo.
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[…] Per approfondire puoi leggere sul nostro sito Parole trasparenti. […]